L’arma utilizzata per la caccia agli ungulati è la
carabina munita di mira ottica e ci sono ottime ragioni per non prendere in
considerazione il fucile a canna liscia.
La canna ad anima rigata presenta al suo interno un
certo numero di solchi spiraliformi (di solito 4 o 6) detti vuoti, divisi tra
di loro da altrettanti pieni. Il diametro del proiettile deve corrispondere a
quello della canna tra i vuoti, mentre i pieni incidono la superficie della palla
ed imprimono al proiettile un movimento di rotazione intorno al proprio asse
longitudinale, consentendogli di mantenere la posizione iniziale senza
ribaltarsi in volo. La rotazione è estremamente veloce e nelle armi rigate da
caccia si possono talvolta raggiungere e superare i 3000 giri al secondo.
La maggior parte delle palle per canna liscia usate
nella caccia al cinghiale non si ribalta in volo per via del baricentro in
posizione avanzata, ma la stabilizzazione ottenuta in questo modo è molto più
inefficiente. Inoltre la palla sparata
da un’arma a canna liscia ha anche una precisione inferiore, una minore
distanza di tiro utile ed una capacità lesiva più limitata.
La carabina, di calibro adeguato all’animale oggetto
di prelievo, fornisce prestazioni di ben altro livello, senza presentare quella
maggiore pericolosità spesso riportata dagli incompetenti.
Il fucile a canna liscia caricato a pallettoni non
dovrebbe neppure essere citato, in quanto, oltre ad essere assolutamente
inadeguato alla caccia agli ungulati, è anche giustamente vietato dalla legge.
Le armi rigate da caccia reperibili sul mercato si
possono classificare in base al tipo di azione:
1-
con
otturatore scorrevole-girevole comandato da apposito manubrio
2-
semiautomatiche
con otturatore azionato, nella quasi totalità dei casi, dai gas di combustione
della polvere
3-
a
pompa con otturatore comandato dal movimento dell’astina posta sotto la canna
4-
a
leva con chiusura comandata da una leva posta dietro il ponticello del
grilletto
5-
a
colpo singolo con chiusura a blocco cadente, che viene abbassato e sollevato
per mezzo di una leva situata in corrispondenza del ponticello
6-
basculanti
ad una o più canne rigate
7-
basculanti
misti con una o più canne rigate insieme ad una o più canne ad anima liscia.
Le carabine appartenenti alla prima categoria sono
le più adatte al prelievo selettivo perché presentano le seguenti
caratteristiche:
a)
maggiore
precisione intrinseca per la rigidità dell’azione e per la possibilità di
realizzare un accoppiamento ottimale tra il complesso azione-canna e la
calciatura
b)
solidità
della chiusura, che consente di sparare cartucce che sviluppano pressioni molto elevate
c)
scatto
di buona qualità, che è indispensabile per utilizzare la precisione intrinseca
dell’arma
d)
possibilità
di montare la mira ottica nel modo migliore e con attacchi affidabili
e)
capacità
di doppiare i colpo in breve tempo, specialmente dopo un minimo di pratica.
Possono essere assimilate a questo tipo di azione
anche le armi con otturatore scorrevole ( definite con termine inglese
“straight pull”, riapparse sul mercato da una decina d’anni dopo diversi
decenni di assenza. L’azione straight pull presenta infatti tutti i vantaggi
dell’azione con otturatore scorrevole-girevole con una maggiore velocità di
ripetizione.
In linea di massima si può affermare che la carabina
per il cacciatore di selezione dovrebbe aver un peso non superiore a 3,5
chilogrammi (scarica e senza ottica), una lunghezza totale non superiore a 110
centimetri, un’astina sottile per il tiro anche con arma imbracciata ed un
calcio adatto all’impiego del cannocchiale di mira. La canna dovrebbe essere
flottante (senza contatto con l’astina) per una maggiore stabilità del punto di
impatto e la presenza di mire metalliche è superflua.
Negli ultimi anni sono apparse sul mercato anche
carabine con calciatura in materiale sintetico, che sono molto diffuse negli
Stati Uniti e molto meno in Europa. I calci in materiale sintetico hanno il
vantaggio di essere più inerti del legno nei confronti di umidità e
temperatura, ma come i calci in legno non sono tutti uguali e, così come
esistono calciature sintetiche di ottima qualità, ne esistono anche di pessime.
Indipendentemente dal materiale del calcio,
l’accoppiamento tra la calciatura e la meccanica dell’arma dovrebbe essere
eseguito con la massima cura, ma purtroppo questo aspetto viene spesso
trascurato dalle aziende produttrici ed in certi casi è opportuno rivolgersi ad
un tecnico qualificato per rimediare alle carenze della fabbrica.
Una componente dell’arma che di solito non viene
considerata come meriterebbe è il gruppo di scatto. Senza uno scatto adeguato
non è possibile sfruttare pienamente le doti di precisione intrinseca della
carabina. Secondo il parere di chi scrive la soluzione migliore è uno scatto
diretto
(senza alleggeritori di alcun genere) con un peso di
sgancio compreso tra gli 800 ed i 1200 grammi. Lo scatto dovrebbe essere il più
netto possibile, con una corsa estremamente corta e senza il cosiddetto
“collasso di retroscatto”, cioè un’ulteriore corsa del grilletto dopo lo
sgancio del percussore.
Molti cacciatori hanno preferenze diverse dalle mie
ed utilizzano solo scatti con alleggeritore o stecher, in cui il peso di scatto
può essere alleggerito spingendo avanti il grilletto oppure per mezzo di un
secondo grilletto posto dietro al grilletto vero e proprio.
Utilizzando lo stecher è possibile portare il peso
di sgancio anche a poche decine di grammi.
La scelta tra lo scatto diretto e lo stecher è una
scelta personale, ma lo scatto diretto si adatta meglio ad una corretta tecnica
di tiro e generalmente consente di accorciare il lock time, cioè il tempo che
passa tra lo sgancio del grilletto e la percussione dell’innesco, contribuendo
anche in questo modo ad un migliore precisione del tiro.
Come conclusione ritengo sia opportuno ricordare una
cosa ovvia: il tiro con la carabina richiede una preparazione tecnica ed una
regolare pratica senza le quali non si riesce ad utilizzare al meglio la
precisione intrinseca dell’arma. Nella maggior parte dei casi in cui il proiettile non arriva a segno
la colpa è da imputare al tiratore e non all’arma. Perché questa innegabile verità non venga mai dimenticata vorrei
quindi riportare versi scritti da Rudyard Kipling:
“When
half of your bullets fly wide in the ditch,
Don’t
call your Martini a cross-eyed old bitch,
She’s
human as you are; you treat her as sitch,
And
she’ll fight for the young British soldier.”